Le vicende politiche degli ultimi giorni che stanno interessando la vita e la sopravvivenza del Paese provocano una indefinibile sensazione di “dèjà vu”, di “già visto, anche se la “forma” degli eventi potrebbe essere definita nuova. Ma nuovi sono i tempi.
La “marcia” su Roma di quanti si riconoscono in Grillo mentre democraticamente si elegge un Presidente della Repubblica, a nostro modestissimo avviso, poco o nulla ha a che fare con la democrazia, né può considerarsi manifestazione popolare spontanea di protesta. La stessa “retromarcia” del leader del Movimento 5 Stelle appare emblematica. Se questa manifestazione romana, in identiche circostanze, fosse stata animata da qualsiasi altra forza politica, sicuramente avrebbe sollevato reazioni di chissà quale tipo, comunque non certo “democratiche”. Il dimenticato Scelba, probabilmente, avrebbe usato il pugno di ferro.
Sono molti, moltissimi gli spunti di riflessione che hanno provocato le convulse giornate che hanno preceduto la nomina “bis” di Napolitano e la collettività nazionale ne è ben consapevole perché mai la gente italiana è stata attenta come in questo caso veramente eccezionale. Tutto è stato seguito passo passo. Napolitano richiama alla “responsabilità” i soggetti politici: posizione difficile quando si è gridato e si grida all’inciucio e si parla di “golpe”
Si attenziona lo sfascio del PD, si registra il “fallimento” di Bersani, si scaricano le colpe sugli altri come se ci fosse qualcuno immacolato e vergine e non si analizzano a sufficienza da dove nascano, da dove scaturiscano i nuovi settarismi estremi. Penosa la visione di un Giovanardi contestato che non riesce a tornarsene a casa perché materialmente impedito da chi si attribuisce l’etichetta di “democratico” che dice “basta!” al sistema.
Abbiamo definito queste giornate uno psicodramma, ma questo termine non specifica chiaramente ciò che è accaduto, ciò che ancora accadrà.
Grillo fa retromarcia e non raggiunge il “milione” di suoi fans chiamati a raccolta nella Capitale: perché?
Napolitano, con grande senso del “dovere”, ha accettato l’invito a ritornare sui suoi passi: era l’unica via d’uscita, forse già messa in conto da tutti coloro che non sono riusciti a trovare un punto d’incontro per risolvere la crisi: una pezza posta nel buco nero di una situazione senza via di sbocco. Solo una “pezza” che può dissolversi alle prime, nuove, fibrillazioni. Nelle coscienze di chi tira le fila continua a mancare l’equilibrio indispensabile per uscire dal tunnel, e se l’equilibrio non si trova non c’è, non ci sarà Governo o “Governissimo” che conti.
Date tutte le interpretazioni che volete al ritorno di Napolitano nel ruolo di primo rappresentante dell’Italia, una Italia che, ora come ora, non c’è se si guarda solo alla “politica” ignorando i mille e mille problemi che pesano sul Paese, che pesano sul cittadino comune e sulle imprese che dovrebbero garantire il lavoro. E se la fame si fa più dura, quanti Grillo spunteranno sulle piazze? Cosa dovranno fronteggiare Napolitano e i Bersani o i Berlusconi di turno?
Ottimista Lorenzo il Magnifico quando affermava “Del domani non c’è certezza, chi vuol esser lieto sia”: l’attuale realtà è che non c’è certezza dell’oggi, e pensare al domani e come discutere del sesso degli Angeli…
Salvo Barbagallo